Dicembre, tempo di bilanci



Si avvicina la fine dell’anno e si fanno i bilanci. Anche gli investitori valutano la performance del proprio portafoglio e…..nella gran parte dei casi non sono soddisfatti. In effetti il 2018 è stato un anno particolarmente difficile sui mercati finanziari.
Diamo un’occhiata alla tabella qui sotto. Per ogni anno (colonna) sono riportate le principali “asset class” (cioè le categorie di investimento) ordinate dal basso verso l’alto in base al rendimento che hanno offerto nell’anno. Le asset class in verde hanno offerto un rendimento positivo, quelle in rosso invece hanno perso. Come si vede dalla tabella qui sotto quasi il 90% delle “asset class” nel 2018 ha generato perdite. È una situazione particolarmente sfavorevole, peggiore, da questo punto di vista, anche dei terribili anni 2008 e 2011.E qui parliamo delle tipologie più varie : si va dai mercati azionari internazionali, alla borsa italiana, all’oro, al private equity, alle commodities energetiche, ai titoli di stato europei. Tutti, ad oggi, in territorio negativo rispetto a gennaio. Evidenziati in giallo ci sono anche i fondi “Absolute return”, cioè quei fondi che mirano ad ottenere un rendimento comunque positivo, indipendentemente dall’andamento dei mercati.


Rendimenti annui principali Asset Classes


Come dicono i gestori,  in quest’anno era davvero difficile trovare il “posto in cui nascondersi” dato che 9 investimenti su 10 hanno perso invece di guadagnare.

E questo già dovrebbe aiutare l’investitore medio a valutare con un po’ di clemenza la performance del proprio portafoglio. Ma c’è di più.
Immaginiamo che un investitore miracolosamente preveggente  avesse avuto la capacità ad inizio anno di vedere l’ultima colonna della tabella. Cosa avrebbe fatto? La scelta più logica, se so che nel prossimo anno 9 investimenti su 10 mi faranno perdere dei soldi, è quella di ritirarmi tranquillo in un investimento  a rischio zero. In fondo se ho la fortuna di sapere che per il prossimo anno la stragrande maggioranza degli investimenti “a rischio” perderanno, è meglio limitare i rischi e parcheggiare per un anno i soldi nel mitico “investimento a rischio zero”.


Rendimento dei titoli tedeschi ad un anno

Ebbene, quando alla fine dell’anno questo miracoloso preveggente investitore tirerà le fila scoprirà che avrà perso poco meno dell’1%. Sì, perché il cosiddetto investimento a rischio zero oggi non esiste, o, se esiste, per un investitore in euro ha un rendimento negativo. Nel nostro caso possiamo pensare che  il veggente avrà parcheggiato la liquidità in titoli di stato tedeschi a breve durata, pagando, appunto, un prezzo di poco inferiore all’1% all’anno (-0,8% ad inizio 2018).


Quale lezione trarre da tutto ciò? Più d’una.

Prima lezione : in un mondo in cui i rendimenti a rischio zero sono negativi, per valutare il rendimento atteso di un investimento devo partire da qui. Se non rischio, perdo comunque. Poco (circa l’1% all’anno), ma perdo. Ogni punto aggiuntivo di rischio che mi assumo potrà in futuro generare maggior rendimento. Ma, come dimostra il 2018 , il maggior rischio assunto è certo, ma il rendimento ex post è incerto. E il 2018 non è stato munifico, da questo punto di vista.

Seconda lezione, e qui la tabella rossoverde aiuta : negli ultimi anni abbiamo vissuto in un mondo caratterizzato da condizioni particolarmente favorevoli per molte categorie di investimento. Le strisce verdi sulle colonne degli ultimi 7 anni sono la prevalenza. In questi periodi la probabilità di avere in portafoglio investimenti con rendimenti positivi è stata molto elevata. Tutti, a fine anno, ci siamo sentiti un po’ grandi investitori. Ma era una conseguenza indiretta della espansione monetaria globale, più che della nostra abilità di investitori.

E questo ha spesso fatto dimenticare la lezione più importante, la terza : valutare gli investimenti su un orizzonte annuale (come sto facendo io) porta spesso ad aspettative destinate ad essere deluse. Ogni investimento ha un suo orizzonte temporale ottimale : quanto è maggiore il rendimento atteso di un investimento (e quindi la sua rischiosità), tanto maggiore sarà l’orizzonte temporale su cui dovrò valutare la sua qualità. A posteriori siamo tutti Warren Buffett, ma ricordiamoci che anche Warren Buffett valutato per la sua performance nel tremendo 2008 (quindi su un orizzonte di un anno) fallì miseramente (la sua Berkshire Hathaway perse piu’ del 10%) . 
Il 2018, da questo punto di vista è stato probabilmente uno spartiacque, un anno che puo’ avere segnato la fine dei bei tempi in cui tutti ci siamo sentiti, indebitamente, dei grandi investitori. Nei prossimi anni probabilmente non si ripeterà la congiunzione astrale particolarmente sfavorevole del 2018, ma è molto probabile che non vedremo più le sequela di strisce verdi degli ultimi anni. In periodi di mercati non più unidirezionali, i criteri fondamentali da tenere a mente sono i due punti cardinali di ogni strategia di investimento : una buona diversificazione del portafoglio e un orizzonte temporale adeguato alla tipologia di rischio che intendiamo assumerci.

In fondo, come diceva proprio Warren Buffett : You only find out who is swimming naked when the tide goes out (solo quando la marea scende riconosci chi stava facendo il bagno senza il costume).

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