e' lo specchietto..non il parabrezza! (per addetti ai lavori)



Negli ultimi anni il lavoro di un gestore di portafoglio è stato messo duramente alla prova. E ogni volta c'è lo "storytelling" a far da padrone. Sì lo so è una espressione così brutta, così "uozzamericanboi"..così abusata che non dovrei usarla. Pero' è per capirci

Viva il Passive Investing!
Prima la amara constatazione che pochissimi gestori attivi sono in grado di battere un semplice ETF passivo. E qui la "storia" è facile : "nessuno vi ha mai detto che nessun gestore fa davvero il lavoro per cui dovrebbe essere pagato".Certo, si parla di gestioni specializzate per asset class e "long only", ma questi paiono futili distinguo di fronte alla molto più attraente e semplice deduzione "se nessun gestore fa davvero il lavoro per cui verrebbe pagato, allora tanto vale investire in un ETF passivo".

Viva lo Smart Investing!
Poi salta fuori lo "smart investing". Voglio dire : come se tutto il resto diventasse di colpo "dumb investing". Insomma, un pochino pretenzioso no?
Ma anche qui lo "storytelling" viene in aiuto, e in vari modi."Superiamo le distorsioni emozionali", "Abbandoniamo i vecchi indici, che tendono per propria natura a diventare sempre meno efficienti" e via di questo passo.

La bellezza del Backtesting
Ed eccoci sommersi da grafici su grafici che dimostrano inconfutabilmente come una semplice strategia fatta di "acquisto le azioni che iniziano con la "A" in gennaio, le vendo a febbraio e le sostituisco con quelle che iniziano con la "B e la C", che vendo a marzo per comprare quelle che iniziano con "D" e "E" e via così...ebbene questa semplice strategia negli ultimi 10 anni ha battuto l'indice del 50%! (scherzo, ovviamente).

La potenza di calcolo a basso prezzo e la disponibilità enorme di dati altrettanto a buon mercato rende la caccia a queste ipotetiche strategie "buone nel passato" molto più facile. Si inverte il processo di ricerca : il vecchio schema "prima ho una teoria e poi ne cerco la conferma nei dati" diventa "butto una enorme quantità di dati in pasto ad un ricercatore di correlazioni e poi, trovatane una, cerco di giustificarla con la teoria.".

E il bello è che, ovviamente, la nuova teoria applicata ai dati funziona! (e vorrei anche vedere..).A questo punto basta solo trovare una "storia" adeguata per vendere la nuova strategia (da questo punto di vista la mia strategia di "investitore alfabetico" descritta qui sopra....bè è un po' difficile da adattare ad una bella storia vendibile).

E nessuno che si chieda ... 
Il backtesting diventa di colpo credibile come le performance passate di un vero gestore. Anzi, di più! Il gestore in passato magari era più sveglio , adesso l'anagrafe che gli lavora contro lo rende meno brillante. Qui invece :  quello che valeva 10 anni fa vale lo stesso oggi. La strategia era brillante allora ed è brillante oggi.Tutto appare bello asettico, lontano dalle passioni del gestore umano e affidato alla calma sicurezza di un enorme database.
Nessuno che si chieda come è fatto quel database. Che serie storiche contiene, di quali variabili, che frequenza hanno i dati, e, soprattutto, sto backtesting per quanto si estende nel passato? Farsi queste domande è pericoloso, perchè di colpo si scoprirebbe che dietro tutto questo algido calcolare c'è ancora la scelta umana, di chi decide che un dato è importante oppure no.

E che c'è il serio rischio che i peggiori dieci anni di una strategia backtested siano i prossimi dieci anni.

 

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